di Giancarlo De Cata
L'ingenuo turista che si fosse trovato a visitare Francavilla nei giorni "caldi" della campagna elettorale avrebbe, probabilmente, avuto modo di potere apprendere, in un sol colpo, i segreti del "manuale dei 1000 modi per vincere e perdere le elezioni".
Avrebbe appreso che sono numerosissime le strade percorribili nel corso di una campagna elettorale e sono numerosissimi gli esiti ai quali si può giungere, non tutti così scontati.
Non farò il nome del povero turista in bermuda e neppure di coloro che faticosamente hanno seguito uno di questi percorsi.
Mi limiterò a descrivere lo sgomento del forestiero ed i faticosi percorsi dei contendenti.
E così, si può legittimamente gioire al primo turno e poi venire pericolosamente ridimensionati nel turno di ballottaggio e ciò, nonostante un imponente, desiderato, e mai arrivato, traino di carattere provinciale.
Si può essere ridimensionati al primo turno con una notevole perdita di consenso e poi, sulla scia di comizi infervorati e mai noiosi, riprendersi una bella rivincita nel turno di ballottaggio, così da potere nuovamente "piazzare" il proprio candidato sindaco a Palazzo Imperiali.
Ancora, si può perdere in termini di percentuali e di voti, anche in modo netto, lasciando tuttavia integra la propria dignità assieme alla parola ed alle promesse fatte ai cittadini.
Poi, si può perdere in modo ancora peggiore; per esempio, non raggiungendo il risultato sperato nonostante l'appoggio di ben due liste ed una campagna elettorale sostanzialmente condotta contro coloro i quali avrebbero dovuto essere gli "alleati".
Tutto qui? Certo che no!
Esistono, ancora, almeno altre due strade che il manuale di cui sopra descrive.
C'è la strada del trionfo elettorale nel proprio paese così come nel capoluogo di provincia; un trionfo figlio di un laboratorio politico che tanto laboratorio non è, ma nel quale ho creduto al primo ed al secondo turno e nel quale continuo a credere per l'uomo che ne ha aperto la breccia.
E poi c'è l'ultima, la più misera, la più mediocre, quella più umiliante: c'è la strada di chi stravince le "proprie" personalissime elezioni, ma lo fa sempre in seconda fila, sempre in affanno, sempre per il proprio tornaconto, attaccatto alla giacchetta del proprio leader per non perdersi il posto esattamente dietro alla spalla di questo, così da essere inquadrato su tutte le tv locali.
E' la strada di chi si crede portavoce e non potrebbe essere nemmeno portaborse della peggior specie, è la strada di chi in passato ha attaccato miseramente e con sdegno e poi ha cercato un accordo, è la strada di chi ha perso consenso in città, la stima dei propri compagni di partito e quella degli avversari.
Quel che è peggio, è la strada di chi è riuscito nell'impresa di stravincere le elezioni perdendo agli occhi di tutti la propria residua dignità.
Dopo quest'ultima strada, il manuale passa direttamente alla bibliografia.
Non farò il nome del povero turista in bermuda e neppure di coloro che faticosamente hanno seguito uno di questi percorsi.
Mi limiterò a descrivere lo sgomento del forestiero ed i faticosi percorsi dei contendenti.
E così, si può legittimamente gioire al primo turno e poi venire pericolosamente ridimensionati nel turno di ballottaggio e ciò, nonostante un imponente, desiderato, e mai arrivato, traino di carattere provinciale.
Si può essere ridimensionati al primo turno con una notevole perdita di consenso e poi, sulla scia di comizi infervorati e mai noiosi, riprendersi una bella rivincita nel turno di ballottaggio, così da potere nuovamente "piazzare" il proprio candidato sindaco a Palazzo Imperiali.
Ancora, si può perdere in termini di percentuali e di voti, anche in modo netto, lasciando tuttavia integra la propria dignità assieme alla parola ed alle promesse fatte ai cittadini.
Poi, si può perdere in modo ancora peggiore; per esempio, non raggiungendo il risultato sperato nonostante l'appoggio di ben due liste ed una campagna elettorale sostanzialmente condotta contro coloro i quali avrebbero dovuto essere gli "alleati".
Tutto qui? Certo che no!
Esistono, ancora, almeno altre due strade che il manuale di cui sopra descrive.
C'è la strada del trionfo elettorale nel proprio paese così come nel capoluogo di provincia; un trionfo figlio di un laboratorio politico che tanto laboratorio non è, ma nel quale ho creduto al primo ed al secondo turno e nel quale continuo a credere per l'uomo che ne ha aperto la breccia.
E poi c'è l'ultima, la più misera, la più mediocre, quella più umiliante: c'è la strada di chi stravince le "proprie" personalissime elezioni, ma lo fa sempre in seconda fila, sempre in affanno, sempre per il proprio tornaconto, attaccatto alla giacchetta del proprio leader per non perdersi il posto esattamente dietro alla spalla di questo, così da essere inquadrato su tutte le tv locali.
E' la strada di chi si crede portavoce e non potrebbe essere nemmeno portaborse della peggior specie, è la strada di chi in passato ha attaccato miseramente e con sdegno e poi ha cercato un accordo, è la strada di chi ha perso consenso in città, la stima dei propri compagni di partito e quella degli avversari.
Quel che è peggio, è la strada di chi è riuscito nell'impresa di stravincere le elezioni perdendo agli occhi di tutti la propria residua dignità.
Dopo quest'ultima strada, il manuale passa direttamente alla bibliografia.