Cgil e piloti preferiscono la disoccupazione al lavoro e non firmano il nuovo contratto. Parte la cassa integrazione e i signori del cielo brindano.
E finita come immaginavamo: male. I kamikaze della Cgil e dell`Anpac hanno detto no alle offerte della società presieduta da Colaninno e tutto è saltato per aria. Alitalia fallisce e chi s`è visto s`è visto. Il sindacato rosso e quello dei signorini piloti, uniti da un patto scellerato, preferiscono la disoccupazione al lavoro. In questo modo si illudono di aver inferto a Berlusconi un colpo mortale; in realtà hanno ucciso la compagnia aerea, sé stessi e migliaia di dipendenti addetti ai servizi.
Cose che solo in Italia possono succedere a causa di un sindacalismo barricadiero capace di anteporre interessi politici alla vita dei lavoratori. Ma quello di Epifani è un colpo di coda d`una fiera in procinto di tirare le cuoia, un atto di irresponsabilità che la Cgil pagherà caro sempreché il governo all`ultimo momento non cali le brache ma sappia cogliere l`occasione per dire al Paese: ecco con chi abbiamo dovuto fare i conti, gente incosciente pronta a sputare su un impiego sicuro pur di dimostrare la propria presunta onnipotenza.
Berlusconi e la sua cordata a questo punto hanno l`opportunità di imprimere una svolta al costume patrio: rompere il cordone ombelicale tra politica e sindacato relegando il secondo al suo ruolo originario di mediatore, nulla di più. Il cambio di mentalità nelle confederazioni può avvenire anche subito se il Cavaliere e i suoi ministri useranno in questa circostanza il pugno di ferro: non avete voluto firmare il contratto, basta, non se ne fa più niente; non accettiamo ricatti e chiudiamo bottega. Restate disoccupati per colpa vostra, prendetevela con voi stessi e non accampate scuse.
Una lezione del genere (...) (...) non sarà utile a risuscitare la compagnia aerea, ma utilissima per porre fine allo strapotere delle corporazioni e dei loro rappresentanti, convinti sia l`impresa a loro disposizione e non viceversa.
Vanno ribaltati i valori, le priorità e le gerarchie se si desidera restituire all`Italia le condizioni di normalità necessarie alla ripresa.
Guai se la cordata col suffragio del governo facesse macchina indietro. Significherebbe dare ragione ai prepotenti e incoraggiarli a esserlo ancora. Significherebbe una vittoria per questo sindacato giurassico; una vittoria dagli effetti più devastanti del fallimento di Alitalia.
P.S. Un paio di dettagli. Martedì sera a Porta a Porta ho insistito con il comandante sindacalista Berti perché dicesse quanto guadagna. Ma lui non lo ha detto. Però mi aveva promesso: «Domani le mando tutto». Invece non mi ha mandato nulla. Allora mi sono arrangiato e ho scoperto l`arcano. Berti ha uno stipendio annuo di 230 mila euro, escluse indennità di volo eccetera che egli percepisce anche se non vola da anni in quanto sindacalista a tempo pieno.
Secondo dettaglio. Ieri Epifani ha inviato a Colaninno una lettera in cui si dichiarava disposto a firmare.
Nel qual caso la trattativa si sarebbe conclusa felicemente e Alitalia si sarebbe salvata.
Nel corso della giornata evidentemente il segretario generale ha cambiato idea o qualcuno gliel`ha fatta cambiare sicché la Cgil non ha firmato. Così si va allegra- mente al fallimento.
Congratulazioni a Berti e a Epifani. Che uomini!
Da "Libero" di Vittorio Feltri
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La fine della trattativa è un fallimento del Governo, o colpa di alcuni sindacati (Cgil e sindacato autonomo piloti) che hanno attuato la politica del "tanto peggio tanto meglio"?
Oppure la proposta della nuova cordata (Cai) era davvero inaccettabile per il futuro dei lavoratori?
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