venerdì 13 marzo 2009

Il Fine di una nazione in declino


di Antonio De Franco

I radicali hanno avanzato una discussione sul testamento biologico e l'eutanasia secondo una proposta che offende i principi liberali.
Purtroppo le regole illiberali imposte dalla imperante gerontocrazia italiota vietano che questo giudizio sia notiziabile, per cui è censurato.
Pannella è pur sempre Pannella! E guai a chi lo contraddice, soprattutto all'interno della sua ("sua" nel vero senso del possessivo) formazione politica.

I radicali propongono un "testamento biologico" cioè la indicazione delle ultime volontà sul trattamento sanitario che si desidera avere quando non si sarà più capaci di badare a se stessi e anche se si giungesse al punto da non essere più capaci di intendere e volere.
Il punto dolente, in quanto assolutamente illiberale, è che lo propongono con efficacia automatica (ipso jure).
In tal modo lo Stato si dovrà e si potrà far carico di garantire la applicazione delle ultime volontà di fine vita del cittadino. Le persone care del cittadino malato terminale, senza speranza di guarigione, in coma irreversibile, ecc. saranno sollevate dalla responsabilità di decidere. L'interessato ha già deciso per loro.

A sua volta l'unica tutela che ha questa persona è l'espressione di una sua volontà datata. Volontà che per le più diverse ragioni applicative (si pensi a persona care assenti o inesistenti o a provvedimento di indirizzo della P.A.), potrà essere messa in atto anche dai sanitari (la tecnica in quanto potere).
Insomma in nome del liberalesimo si pretende di restituire allo Stato - sia pure in una situazione specifica ma la specificità non è un buon motivo per ammettere una eccezione - il potere di ficcare il naso nel privato e personale dei cittadini.

Una cultura autenticamente libertaria riuscirebbe a comprendere che non è la legge tout court ad assicurare la libertà del cittadino. Tanto ciò è vero che nello sviluppo storico della democrazia liberale si è intrapresa la strada dello "stato di diritto" proprio per scongiurare il rischio della dittatura della maggioranza che la stessa democrazia comporta.
Solo la legge che prevede controlli e vincoli ai poteri forti è garanzia di libertà del cittadino. Ciò vale anche per il fine vita, e i Radicali sembrano averlo dimenticato.

Nel caso del fine vita il "potere forte" da tenere sotto controllo e bilanciare è quello della tecnica (se il medico non infilasse il tubo il problema non si porrebbe affatto!!!). Per farlo non si deve dare forza ad un potere ancora più invasivo cioè quello dello Stato bensì si deve chiamare in causa il potere indipendente preposto tradizionalmente al bilanciamento dei poteri: la magistratura.
Qui la questione comincia ad avere il sapore di antico; non abbiamo bisogno di inventarci nulla.
La dottrina giuridica ha sempre previsto una avocazione al magistrato (il giudice tutelare) nel caso in cui si avvertiva il bisogno di tutelare un soggetto in condizione di incapacità al fine di difenderlo dalla società potenzialmente ostile che poteva approfittare di quella sua condizione.

E' anche il caso della persona in coma irreversibile, malato terminale impossibilitato a suicidarsi, ecc. Costei è incapace al pari di un minore o di un minorato per cui le cose che lo riguardano, quindi, vanno avocate innanzi ad un magistrato.
Allora il testamento biologico può anche andare bene (anche se nella gran parte dei casi è perfettamente inutile in quanto le persone care e vicine possono ben esprimere e riportare la volontà dell'incapace) ma non può prescindere dal vaglio del Giudice Tutelare cioè dell'autorità terza, indipendente e al di sopra delle parti.

Quello che è inconcepibile ed inaccettabile sotto il profilo del pensiero e della pratica liberale è che la volontà dell'individuo possa essere delegata alla pubblica amministrazione che è una emanazione del potere esecutivo, in un contesto, peraltro, in cui opera a braccetto col più pericoloso potere della tecnica (più pericoloso in quanto esso non soggiace alla verifica del consenso come - ma nei paesi normali, non guardate all'italia che si rischia di restare strabici - accade per i politici).

Insomma sarà il Giudice Tutelare che verificherà che la malattia è incurabile, che le cure sanitarie sono solo inutile accanimento, per cui emetterà su richiesta della persona cara, del parente o anche del medico un pronunciamento di facoltà alla interruzione dei trattamenti che il richiedente si incaricherà di praticare. La persona priva di persone care o parenti dovrà avere un curatore che possa provvedere alla bisogna nominato obbligatoriamente su segnalazione degli operatori sociali o sanitari dal Giudice Tutelare.
Ovviamente la legge non deve introdurre presunzioni legali su ciò che è trattamento sanitario.

Il Giudice Tutelare deve decidere sulla base della attualità delle conoscenze mediche generalmente accettate per cui il magistrato - come già avviene per altri settori ove i giudici godono dell'ausilio della conoscenza specialistica - disporrà dell'ausilio di esperti di medicina che gli diano queste indicazioni volta per volta (ciò che a mattina è inguaribile diventa guaribile la sera), esperti che non devono avere nulla a che fare con i sanitari che hanno in trattamento la persona oggetto della valutazione da parte del Magistrato.

Occorre solo una legge che preveda l'intervento del giudice tutelare. Per il resto le leggi vigenti sono sufficienti a disciplinare il fine vita evitando di introdurre pericolose modernità in odore del più bieco statalismo.

Antonio De Franco

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Gli argomenti scelti dall’amico Antonio nel suo post sono sostanzialmente due ed entrambi debolissimi.
Con il primo egli mi pare abbia scelto di attaccare il leader radicale Marco Pannella e il “suo” (cioè di quest’ultimo) partito. Marco Pannella, pur non essendone il segretario da decenni, è indubitabilmente il personaggio più carismatico del partito e, unanimemente, un vero precursore dei tempi, ideatore di riforme, comprese sempre a scoppio ritardato, spesso anche dagli stessi militanti radicali. Quanto alla facoltà di contraddire lo stesso Pannella, invito Antonio a partecipare ad un congresso (qualora non lo abbia già fatto) per rendersi conto di quanto sia nel dna dell’iscritto radicale l’approccio laico, nel vero senso del termine, ad ogni scelta politica, non solo con stretto riferimento ai rapporti Stato-Chiesa. Il dubbio, la critica, la polemica, sempre e con chiunque al di là dell’interlocutore.
Antonio fa poi riferimento ad una asserita gerontocrazia che sarebbe, immagino, madre di ogni problema politico italiano e dunque responsabile di ogni mancata riforma. Si tratta di capire cosa sia il nuovo e quando un politico possa essere considerato giovane, si tratta di capire se, ad esempio, Antonio De Franco incarni, davvero senza offesa, il nuovo della politica, con numerosi (legittimi!) trascorsi e candidature alle spalle in partiti di ogni tipo. Marco Pannella o Emma Bonino rappresentano esponenti politici che, con una esperienza trentennale, hanno saputo scrivere grandi pagine di storia, leggendo con anticipo le sfide nazionali e transnazionali (si pensi alla vittoria sulla moratoria delle esecuzioni capitali) e rinunciando spesso alle candidature, come ha fatto proprio il leader radicale alle ultime elezioni politiche accettando, per il bene del partito, il diktat imposto dall’allora segretario del PD, Veltroni.

Veniamo al testamento biologico. Antonio dichiara di essere contrario, in buona sostanza, ad una legge che, non togliendo nulla all’incertezza attuale (della quale egli pare bearsi), aggiunge invece delle certezze e, in particolare, attribuisce la facoltà (non certo l’obbligo, caro Antonio!) di inchiodare medici, infermieri e familiari ad una dichiarazione che la persona, l’individuo, dunque il diretto interessato ha lasciato quando ancora poteva farlo. E’ questo che una legge ispirata a principi liberali dovrebbe garantire: il rispetto della volontà del soggetto (quando c’è), non certo la (obbligatoria) delega ad altri di volontà che non si possono più conoscere, una volta che si è nell’impossibilità di comunicare.
Qualora, poi, quella volontà non sia stata espressa, ci si regolerà facendo appello ai familiari, alle competenze del medico e a tutti i criteri che oggi esistono, che sono stati utilizzati nel caso Englaro e che, in mancanza di una dichiarazione scritta, continueranno ad essere considerati.
Se De Franco non lo desidera, non rilasci alcuna dichiarazione e dia alla sua famiglia la responsabilità di decidere. Ma almeno lasci che altri si regolino diversamente.
Il liberale De Franco si preoccupi piuttosto, insieme all’associazione Coscioni e agli esponenti radicali ma in generale a tutti i laici di questo Paese, di non far partorire dal Parlamento una legge incostituzionale come quella che si sta discutendo, che parla di “indisponibilità della vita”, che impone determinati trattamenti sanitari contro la volontà del soggetto interessato e che burocratizza in maniera esasperata il percorso delle direttive anticipate, senza che peraltro le stesse siano vincolanti per nessuno (ci pensate? Dal notaio ogni tre anni con il medico e il fiduciario: un ventenne che arriva a 90 anni, dovrà ripetere 23 volte la trafila, con la beffa che quella dichiarazione non sarà nemmeno vincolante!).
La battaglia liberale, ci sia consentito, è questa.
Un saluto, caro Antonio.

Anonimo ha detto...

Andiamo al dunque:
- per rendere coerente la loro proposta i Radicali devono semplicemente includere che l'eutanasia o la cessazione delle cure avvenga su provvedimento della autorità terza del Giudice Tutelare
(mentre l'efficacia ope legis - l'"inchiodare" - mette in mano alla burocrazia, lo Stato, ed al potere della tecnica il fine vita. A quel punto meglio l'ipocrisia!!!)

- Non sono beota! Il fatto è che ritengo scontata la mia opinione - tanto da non doverla ribadire - che l'eutanasia sia meritevole di essere disciplinata.
E la giurisprudenza in merito ci sta aiutando notevolmente in tal senso (più delle battaglie radicali).
Puramente scontato è il mio giudizio assolutamente negativo del D.D.L. sul fine vita. Penso che Maria La Frisona avrebbe fatto un progetto di legge migliore!

---

Per quanto riguarda Pannella e l'entourage radicale ho esperienza diretta di quello che effettivamente sono e il liberalismo lo hanno sotto le suole.
Essi occupano solo uno spazio politico culturale dove col minimo sforzo intercettano del potere per vivere parassitariamente!
Se lo desideri, caro Sergio, Ti faccio un corso accellerato, così potrai convivere bene con loro cercando di saper fare altrettanto (ed è un augurio che Ti faccio sul serio poiché non auguro a nessuno i bidoni che ho ricevuto e visto fare alla faccia dei principi svenduti come merce al mercato).

Per quanto attiene - infine - l'esperienza personale penso che non abbia senso la definzione di nuovo e vecchio, di coerenza e incoerenza, ecc. quello che conta è stare a posto con la propria coscienza e sentirsi coerenti con i propri principi.
Chiedimi, quindi, caro Sergio, delle battaglie condotte dal 1992 ad oggi e Ti darò conto della mia coerenza e Ti darò prova della incoerenza di personaggi come Pannella & Co.
E chiediTi caro Sergio come mai l'Italia registra un "grande" liberale come Pannella e nello stesso momento è il paese più illiberale dell'occidente (corporativo e dirigista al massimo) mentre le altre nazioni non hanno più bisogno da un pezzo di campioni liberali?

... cmq Ti auguro di saperTi vendere come Pannella, Bonino, Della Vedova e Cappato. Se lo fai non Ti sarà mosso alcun rimprovero ma Ti si dirà che sei stato bravo a capire come va questa sporca nazione!!!

Anonimo ha detto...

Puramente scontato è il mio giudizio assolutamente negativo del D.D.L. sul fine vita. Penso che Maria La Frisona avrebbe fatto un progetto di legge migliore!

---

Ci si intende riferire al D.D.L. presentato dalla maggioranza teocon di cdx della P.D.L.

Antonio de Franco

Anonimo ha detto...

1 Sulla questione legge sì-legge no non hai fornito adeguate spiegazioni e non hai risposto in maniera esauriente a quanto ho osservato nel precedente commento.
Hai detto in passato che non ci sarebbe bisogno di alcuna legge, né dello Stato sotto forma di giudice, oggi invece dici che c'è bisogno del giudice aggiungendo che inchiodare lo Stato ad una dichiarazione della persona sia una soluzione meno liberale dell'affidare ad un soggetto terzo la decisione relativa alla vita di altra persona. C'è qualcosa che non va.
2 Sul percorso politico, non ho parlato di coerenza da parte tua, ma ho ripreso una tua affermazione ritenendola superficiale in quanto parlavi di gerontocrazia e di politica vecchia, argomento che ti ho già contestato in passato: per questa ragione ho fatto l'esempio del tuo percorso chiedendo cosa secondo te debba essere considerato vecchio e cosa nuovo.
3 Il perché dell'arretratezza culturale e politica del nostro Paese dovresti insegnarmelo tu, visto che viviamo obiettivamente in un Paese a sovranità limitata, sottoposto ad un dominio feroce delle gerarchie vaticane.
Ciò che invece pensi del partito radicale sei libero di continuare a pensarlo, anche se la storia mi pare che sia limpida.

Anonimo ha detto...

Legge si, legge no.
Il fatto che tantissimi casi (quello di Welby e di Englaro sono solo stati elevati agli onori della cronaca ma non sono affatto gli unici) sono stati risolti a legislazione vigente dimostra che sarebbe sufficiente il formarsi di una giurisprudenza ma visto che siamo nel paese in cui una legge non si nega a nessuno vada per una legge sul testamento biologico.

Riguardo al Tuo concetto di "Stato" in cui Tu inserisci anche la Magistratura starei più attento a chiarire in che accezione intendi lo "Stato" se in termini di ciò che è pubblico ci può star bene (ma è una definizione scolastica che lascia il tempo che trova).
Se per "stato" intendi la sfera di potere contrapposta a quella della sfera individuale (la società civile) secondo il modello proprio delle democrazie liberali, Ti faccio osservare che la Magistratura è nello Stato ma non dello Stato essendo presidio delle libertà politiche e individuali mercé il controllo di legalità che opera sui poteri pubblici (tra cui quello supremo sulla legittimità delle leggi presidio della tutela delle minoranze politiche).

Forse è proprio questo passaggio che manca alla odierna cultura radicale per comprendere il portato e le conseguenze dell'automatismo che pretendono di introdurre col loro testamento biologico. Un vulnus della democrazia liberale.

La gerontocrazia è ciò che accomuna Pannella a Cossiga, D'Alema, Berlusconi, Veltroni, Di Pietro, Napolitano, Letta, Marini, Pezzotta, Bertinotti, le burocrazie sindacali, ministeriali e del parastato imprenditoriale.
Essa non è un modo di dire ma esiste davvero. Sono spazi di spesa di denaro pubblico cristallizzato; essa muove il denaro e gli interessi:
- l'Italia non ha un reddito di inserimento in favore dei giovani per aiutarli a rendersi indipendenti (in Francia i giovani hanno diritto a tre anni di salario o di borsa di studio).
- l'Italia spende un fottio di denaro per le pensioni qualitativamente pessime poiché poche sono elevatissime, diverse vanno ad una sola persona e molte persone ne prendono una sola e minima, per giunta.
- l'Italia registra l'incultura familista di "parentopoli": l'università è un campione in tal senso! Ma parentopoli è l'espressione del potere del grande sul giovane garantito dal primo e incapacitato a saper far da sè.
- In Italia vi è una opinione pubblica che guarda e giudica negativamente i giovani! Coerentemente Di Pietro padre ha scaricato sul figlio Cristiano delle responsabilità politiche che anche un cieco vede che sono sue poiché se non fosse stato un "Di Pietro" nessuno avrebbe considerato più di zero sto "cristiano" di Di Pietro piccolo.

In un paese normale passati i 55 anni ci si mette a fare gli scrittori, a fare i saggi che dispensano consigli, ad accompagnare i nipoti ai giardini, a fare gli ambasciatori di pace come Blair o Clinton.
In Italia invece a 55 anni ci si considera giovani come per Walter e il prossimo Franceschini (che ne ha già 51).

Non c'è qualcosa che non va in tutto questo?

E' POSSIBILE CHE NON VI E' UN GIOVANE DI 20-30 ANNI DISPOSTO A FARE LO SCIOPERO DELLA FAME COME FECE PANNELLA A QUELL'ETA' 50 ANNI FA?
In tale contesto Pannella è un gerontocrate come gli altri che alla buon'ora (non penso che sia immortale) sarà osannato (PURCHE' NON CAMPI TANTO DA VEDERE IL CROLLO DELL'ITALIA DIRIGISTA POICHE' IN TAL CASO QUELLA NUOVA LO RICORDERA' SOLO PER LA SUPREMA INCOERENZA DI ESSERE STATO IL BENEFICIARIO DI UNA CONCESSIONE PUBBLICA IN NOME DEL LIBERALISMO.

Ma si sa, siamo in Italia e siamo abituati a tutto: anche alla libertà, per così dire, "vigilata" dal denaro pubblico e al liberalismo a carico del bilancio pubblico finanziato dallo Stato.

---

Giusto per esempio faccio un confronto tra:
- Lega Ambiente (contributi pubblici diversi, all'editoria, 5xmille, campagne promozionali, ecc.)-
- GreenPeace: AUTOFINANZIATA CON DIVIETO ASSOLUTO DI RICHIEDERE O ACCETTARE FINANZIAMENTI DA ENTI PUBBLICI PER EVITARE DI ESSERNE IN QUALCHE MODO CONTROLLATA.

L'unica associazione sindacale in Italia che applica il criterio - precipuamente liberale - di Green Peace sono i Comitati Comunali M.A.B. (vedere sito e azioni).

Anonimo ha detto...

"E' assolutamente illiberale e anticostituzionale una legge dello Stato che annulli le responsabilità del parente sulla base di una attestazione resa precedentemente dal malato.
(...)
Per tornare al testamento biologico, ecco, per esemplificare, quale sarebbe quello che farei io:

"Le persone a cui ho voluto più bene nella mia vita sono mia moglie ed i miei figli a cui continuo ad augurare ogni bene e non volendo essere di peso alla loro, già per sua natura faticosa vita, dichiaro e stabilisco che nel caso in cui dovessi trovarmi nella condizione di salute tale da non poter decidere, privo delle facoltà mentali di intendere e di coscienza, delego e incarico mia moglie ed i miei figli di decidere per me in mio luogo, secondo loro scienza e coscienza tenendo conto che sono contrario all'accanimento terapeutico e valutando la reversibilità del mio stato secondo la scienza medica, di far cessare o meno le cure che mi tengono in vita, ratificando sin da ora il loro operato valendo il loro operato come se fosse tenuto da me".

Questo era quanto scriveva Antonio pochi giorni fa, non so se ci crede ancora.
Insomma, il teorema De Franco propone (come soluzione liberale, attenzione!) di lasciare e delegare OBBLIGATORIAMENTE ad un terzo la scelta dei trattamenti di fine vita di un soggetto. Se questo soggetto volesse lasciare un documento scritto nel quale la sua volontà venga tenuta in considerazione senza delegare a altri, non può farlo nell'ottica di Antonio, in quanto tale soluzione sarebbe illiberale e statalista. La sua soluzione vieta di fornire valore vincolante ad una dichiarazione dell'individuo e sarebbe rispettosa della libertà personale; una legge con cui si dà (in aggiunta alla possibilità di delega!) anche un potere vincolante ad una manifestazione scritta sarebbe invece statalista. Non penso di dover aggiungere altro.

Quanto alle proposte dallo stesso Antonio snocciolate poco sopra, egli dovrebbe sapere che molte di quelle provengono da fonte radicale, a cominciare dalla riforma delle pensioni e degli ammortizzatori sociali, per finire con il finanziamento pubblico dei partiti. Non so dunque di cosa stiamo parlando.

Anonimo ha detto...

Andiamo avanti con questo chiarimento (repetita iuvant).

Intanto delego in quanto responsabilizzo ma il delegato non è deresponsabilizzato dalla attestazione di fine vita.

Nella occasione che riferisce Sergio ho fatto anche BEN PRESENTE che intanto sarei stato disponibile a fare una simile dichiarazione di fine vita A CONDIZIONE che a sanzionarla fosse stata una autorità terza, quella del Giudice, appunto ALTRIMENTI - ho chiaramente detto - NON SAREI STATO DELL'AVVISO neanche di delegare un parente o una persona vicina.

---

RIBADISCO: IL TESTAMENTO NON E' UN PROBLEMA IN SE. SE LO SI VUOLE INTRODURRE VA DISCIPLINATA LA SORVEGLIANZA DA PARTE DEL GIUDICE TERZO COSI' CHE IL FINE VITA SIA SOTTOPOSTO ALLE SUE DECISIONI.

(già nell'intervento a Teatro Imperiali in cui presenziavano la signora Welby e Uccio Curto mi sono dovuto sorbire il sorrisino ironico dell'ex senatore che considerava una intromissione quella del Magistrato in una tale faccenda ed io feci il caso della Olanda)

LA COERENZA DELL'ENTOURAGE PANNELLIANO RISPETTO AI PRINCIPI PROCLAMATI E' SCARSA.
Come nel caso della battaglia sulle trattenute sindacali fermata volutamente così da mantenere il vecchio sistema nonostante la vittoria referendaria.
Così nel caso della svendita dell'assemblea dei mille al miglior offerente verticalizzando contro gli elettori (parlo del boniniano, maleducato e stupido "bietolone italiano", dopo che gli italiani gli avevano dato quasi il 10% alle Europee) anziché contro il quorum referendario.
La battaglia al finanziamento pubblico suona triste ironia per ovvie ragioni sotto gli occhi di tutti.


P.S. Fermo restando che è bene che ogni opinione sia vivisezionata e analizzata, indico alla attenzione di Sergio la necessità che le opinioni, quando non scontate, in quanto ragionate e motivate, anche dalla esperienza, prima di essere valutate, vadano prima lette.
Mi guarderei, invece, da un giudizio a priori fondato sulla valutazione della persona titolare della opinione. Il giudizio a priori è un pre-giudizio!

Anonimo ha detto...

La questione inizia a divenire pesante, anche perché ho perso di vista (forse non sono stato mai in grado di intravedere) il tuo obiettivo e la tua proposta, passata dal no alla legge al no all'intervento del medico e alla delega obbligatoria al giudice.
Nell'ipotesi delle direttive anticipate, esiste o dovrebbe esistere una dichiarazione di volontà rispetto alle cure cui il soggetto dovrebbe sottoporsi e alla quale il medico dovrebbe attenersi ed in mancanza sarebbe il fiduciario a farsi portavoce della volontà dell'incapace. Tu invece, a quanto pare, vorresti rendere il tutto più farraginoso e delegare obbligatoriamente alla decisione di un giudice, non rendendo vincolante la dichiarazione stessa. Non ne colgo la ragione.
Diversa è la questione che attiene all'eutanasia, per la quale, come in Olanda, sarebbe una Commissione terza a valutare il grado della malattia, la prognosi infausta e tutte le condizioni necessarie per poter ottenere la somministrazione di una determinata sostanza.

A proposito delle critiche al partito radicale, sulle trattenute come sul finanziamento pubblico: quelle sono truffe che la partitocrazia dominante, non certo i radicali che hanno proposto e sostenuto da soli i referendum, hanno subito.

Anonimo ha detto...

DI FARRAGINOSO C'E' SOLO IL TUO MODO DI AFFRONTARE IL PROBLEMA.
STAI ATTENTO E SEGUI L'ORDINE LOGICO DELLE ARGOMENTAZIONI E PRENDINE ATTO:

1 - CESSAZIONE TRATTAMENTI SANITARI
1.1 - Il soggetto in fine vita è un soggetto giuridicamente incapace.

1.2 - PREFIGGENDOCI LO SCOPO DI TUTELARE LA LIBERTA' INDIVIDUALE LA PRIORITA' in questo caso consiste NELLA TUTELA DELL'INCAPACE rispetto ai terzi (parenti o medici) che per le più svariate ragioni possono approfittare di detta condizione.

1.3 - La capacità - giuridica e fisica - che il soggetto deteneva all'atto del rilascio del testamento biologico NON SI PUO ESTENDERE AL MOMENTO IN CUI SI APPLICA IL TESTAMENTO poiché questo avviene sempre allorquando è intervenuta la incapacità.

1.4 - A ben vedere - quindi - l'automatismo dell'efficacia del testamento biologico consiste solo nell'esonero di responsabilità dei terzi (parenti, vicini o medico). EFFETTO NON VOLUTO DA CHI LO PROPONE IN QUANTO COSTORO DICONO CHE COL TESTAMENTO SI PREFIGGONO DI TUTELARE LA VOLONTA' SUL FINE VITA DEL SOGGETTO.

1.5 - Per conseguire detto scopo si rende necessario l'intervento di una Autorità super partes, indipendente che soprassieda alla tutela del minorato cioè del Magistrato.
Diversamente può accadere che vi possono essere parenti in conflitto di interesse (ad esempio eredi di un patrimonio) che approfittando dell'esistenza del testamento potrebbero accellerare delle decisioni irreversibili sanitariamente inappropriate.

1.6 - La soluzione della Autorità terza, il Giudice Tutelare che segue l'attuazione del fine vita è l'UNICA CHE CONSENTE di poter fare una buona legge sulla dichiarazione di fine vita la quale, diversamente, deve contenere necessariamente delle presunzioni legali (ad esempio sul QUANDO si può dare corso al testamento).

1.7 - Una legge che introduce presunzioni legali ed efficacia ope legis sul fine vita E' CONTRO LA LIBERTA' INDIVIDUALE ED IL RISPETTO DELLA PERSONA poiché attribuisce allo Stato ed al potere della tecnica di agire per conto della persona.

1.8 - A richiedere l'intervento del Giudice Tutelare è colui che, richiesto il provvedimento, è nominato dal Giudice a provvedere alla sua attuazione.

2 - EUTANASIA
2.1 - Si tratta il caso di persona giuridicamente capace ma fisicamente impedita.

2.2 - E' necessario che una Autorità terza indipendente (che io individuo sempre nel Giudice Tutelare che si avvale dell'ausilio di esperti del settore medico sanitario) stabilisca che la malattia è irreversibile e che le cure non permettono la guarigione.

2.3 - Il Giudice nel provvedimento che autorizza di cessare il trattamento sanitario che tiene in vita il soggetto o di attuare il trattamento sanitario che compie il fine vita facendone cessare le sofferenze, individua anche il soggetto che deve attuare il provvedimento facendo cessare di vivere la persona. Solo questa non potrà essere accusata di omicidio ed a condizione che abbia seguito scrupolosamente il disciplinare prescritto nel provvdimento del Giudice.


PENSO CHE NON VI SIA NULLA DA AGGIUNGERE PER LA COMPRENSIONE SECONDO I CANONI DI ORDINARIA INTELLIGENZA.
Poi, per carità, si può non essere d'accordo... spero sulla base di solide e valide ragioni di diritto.

Anonimo ha detto...

Anto', il discorso mi sembra chiaro: tu ritieni soluzione liberale il delegare a terzi la decisione per l'individuo; io ritengo invece che SE (se!se!) qualcuno lascia un documento scritto, quello debba valere. Solo in mancanza sarà il fiduciario a farsi interprete delle volontà.
L'intervento del giudice tutelare è richiesto solo se vi è incertezza nella individuazione precisa della volontà dell'interessato così come è necessaria la decisione di una commissione nell'ipotesi (differente) di richiesta di eutanasia.

Anonimo ha detto...

Si, ritengo prioritaria la tutela della persona e della personalità dell'incapace.

... ritenendo scontato che si debba consentire il fine vita ivi compresa l'eutanasia (in perfetta sintonia con i miei principi religiosi da cattolico di compassione e commiserazione).

Il terzo di cui parliamo è un Magistrato indipendente e super partes.

ALFREDO IAIA, BY BY ha detto...

Se viene approvato il D.D.L. sul testamento biologico abbiamo già pronto la proposta di legge sulla
RESURREZIONE.

Per rispondere alle pressanti richieste di quei fratelli cattolici teocon si stabilisce per legge:

art. 1 - La persona è fatta di corpo ed anima.

art. 2 - per morte si intende la fine del corpo che si dissolve ma l'anima rimane viva.

art. 3 - al trigesimo (quaranta giorni) dalla morte del corpo la persona può ESSERE DICHIARATA RISORTA.

art. 4 - La persona che intende risorgere ai sensi dell'art. 3 deve fare una dichiarazione di "nuova vita" prima della dissoluzione del corpo indicando la persona del fiduciario della sua anima.

art. 5 - L'anima del risorto è iscritta in un apposito registro delle persone giuridiche spirituali previa nomina a cura del fiduciario del rappresentante legale del risorto.

EVVIVA, CRISTO E' VENUTO DI NUOVO SULLA TERRA A SALVARCI.

E' LUI, PROPRIO LUI, L'UNTO E' BERLUSCONI.

ALFREDINO IAIA RICOMPARENTE IL 3/4 ha detto...

Lo sapete quante sono le persone in coma vegetativo nella sola Regione Emilia Romagna?
Ve lo dico io, da fonte certa: oltre 800 (leggesi: OTTOCENTO).

Ditemi voi se dietro l'accanimento terapeutico NON vi è l'industria farmaceutica e chimica che ha interesse per aumentare il loro volume di affari con la vendita dei farmaci, delle attrezature e del materiale di consumo di cui questi "pazienti" hanno bisogno.

VOGLIAMO CREARE UNO SCANDALO: PRESTO FATTO.
- Rendiamo pubblico il numero delle persone in stato vegetatito irreversibile curate dal SSN nazionale in tutta Italia.
- Rendiamo pubblica la spesa totale annua per tenere in vita in tale stato innaturale tutti questi nostri fratelli sfortunati.

QUALCUNO POI DOVRA' SPIEGARE PERCHE' QUEL DENARO NON SI SPENDE PER ALTRE PRIORITA' SANITARIE QUALE LA RICERCA SUL CANCRO O LA RIPRODUZIONE DI TESSUTI TRAMITE òE STAMINALI, ECC.

Infine il sig. Pannella ed il sig. Berlusconi dovranno spiegare perché queste 800 persone - tramite le persone loro care - non abbiano diritto di chiedere al Magistrato di porre fine alla loro in-esistenza pur non avendo fatto nessuna preventiva dichiarazione!!!

---

Altra variazione sul tema del fine vita:
A Singapore è stata legalizzata la compravendita di organi.
Non pensate che i cittadini di Singapore - per la loro serenità e certezza - abbiano il diritto di sapere che solo un Giudice potrà autorizzare la cessazione delle cure mediche nel caso in cui si trovi in stato di incoscienza al fine di scongiurare che un medico o infermiere - con la complicità del parente-serpente di turno che esce fuori un testamento biologico per la bisogna - lo spediscano in paradiso prima del tempo per guadagnarci sopra???

Antonio de Franco

Anonimo ha detto...

Commento ad ALFREDO IAIA BY BY: il trigesimo sono 30 giorni, non quaranta.
ASINO!