di Antonio de Franco

La ragione - che vado a spiegare - del consenso generale delle forze politiche sia di cdx quanto di csx sulla proposta di federalismo fiscale della Lega deve preoccupare una classe dirigente emergente che si appresta a prendere il posto della decrepita oggi ben rappresentata e con le redini del potere ben salde nelle mani (ancora per poco, penso).Questa ragione consiste nel fatto che il federalismo proposto dalla Lega rientra nel c.d. "consenso statalista" che unisce tutti - sindacati, ordini professionali, imprese di stato, ministeriali, partiti - in una sorta di neo-solidarietà nazionale della conservazione. Infatti il sistema fiscale proposto da Bossi non intacca i privilegi delle corporazioni, i monopoli e le riserve di legge e non intacca, anzi al contrario promette suoi maggiori sviluppi con conseguente accellerazione del declino della nazione, il dirigismo tipico della politica italiota da "assalto alla diligenza" del bilancio dello Stato per cui la massima aspirazione della vecchia classe dirigente è quella di mettersi a libro paga (Vedi, ultimo arrivato, il 5xmille che inserisce nel parastato anche il volontariato e, penultimo arrivato, l'estensione del finanziamento all'editoria alle associazioni consumeriste!!!).Insomma il "federalismo fiscale" rischia, se non promette, di aumentare la spesa pubblica e, quindi, la pressione fiscale.Ho ragione di ritenere - conoscendo molto bene la base leghista, non solo per antiche militanze ma per frequentazioni connesse alla mia attività sindacale - che la Lega stia prendendo in giro il suo elettorato il quale non ha mai chiesto e non chiede di scegliersi se farsi prendere (o rubare, secondo come vengono spesi) i soldi delle tasse dal Sindaco o dal Governatore della Regione piuttosto che dal Presidente del Consiglio del Governo Italiano.Gli elettori del nord Italia chiedono di introdurre per legge un livello prestabilito di "pressione fiscale" complessivo (cioè indipendente dal fatto che poi questa pressione vada a vantaggio dello stato, della regione, del comune) oltre il quale la P.A. (la pubblica amministrazione) non deve andare. Poi saranno gli amministratori pubblici, secondo la loro capacità di programmazione e di spesa, a suddividersi tra loro la fetta spettante di prelievo.Insomma a noi cittadini (non solo a quelli del nord, per la verità) non interessa se a prenderci le tasse sia il sindaco piuttosto che il Governo ma ci interessa che tutti loro messi insieme, comune-regione-UE-Stato, non si prendano più del, ammettiamo, 35% del nostro reddito (ora la pressione fiscale è al 48% effettivo, 43% statistico) lasciandoci il resto in tasca.La conservatrice pretesa della Lega che i cittadini siano più contenti se si fanno calare le mani nelle tasche dal Sindaco piuttosto che dal Presidente del Consiglio è solo una bugia che fa passare gli italiani per quello che non sono.La cosa paradossale è che tutto il consenso statalista, dai notai ai sindacati, passando per politici, imprenditori confindustriali, tassisti, organizzazioni agricole, Cna, Confcommercio, farmacisti, imprenditori di imprese pubbliche, parastato & enti pubblici economici, vedono di buon occhio il federalismo fiscale leghista in quanto promette, se non l'aumento, almeno la conservazione delle loro greppie. Intanto nessun mezzo di informazione, dal moderato Corriere dellaa Sera, alla seriosa Repubblica, passando per il professionale Sole24Ore e per la pensante La7, spiegano ai contribuenti elettori leghisti come stanno le cose.Invece no! Il consenso alla Lega fa comodo. Ulteriore prova che piace alla minoranza che comanda essendo funzionale alla conservazione del sistema, altro che riforme! Che siamo in declino e in stagnazione non gliena frega niente a Lor Signori. LA RIFORMA FEDERALE FISCALE PASSA NECESSARIAMENTE E UNICAMENTE DALLA INTRODUZIONE PER LEGGE DEL LIVELLO MASSIMO DI PRESSIONE FISCALE. Diversamente è assai difficile che la spesa pubblica possa essere moralizzata e il federalismo senza fissazione del livello di pressione fiscale non farà altro che produrre un aumento ulteriore della spesa pubblica allargata e, quindi, del dirigismo corporativo che sta uccidendo la nazione.P.S. Fa ben sperare la proposta di Tremonti di sopprimere il finanziamento pubblico all'editoria. E' possibile che secondo la bozza Calderoli vengano soppressi anche i contributi di bonifica. Ma intanto occorrerebbe anche fare marcia indietro col 5xmille e procedere alla sua immediata eliminazione. Si potrebbe anche anticipare la fine degli aiuti di stato dell'U.E. dal 31-12-2013 al 31-12-2010 lasciando i finanziamenti destinati allo sviluppo delle aree depresse esclusivamente per la realizzazione delle infrastrutture pubbliche materiali.
Antonio de Franco